L’ALBERO PARLA

Quello che resta delle mie foglie che brillavano al vento, dei miei rami che erano mani protese nel cielo, della mia corteccia che era la pelle di una sorgente di luce per l’intera umanità, quello che resta della mia chioma che era una costellazione di stelle terrestri che illuminavano le vostre sere d’estate, e vi riparavano dalla pioggia d’autunno, è ora un cumulo di cenere, è ora una ferita grigia nella terra vuota.

Quello che resta è l’agonia dell’ape che qui veniva a suggere polline e ora non ha più nutrimento. È il cinguettio strozzato del cardellino senza più nido ove riparare i suoi piccoli e fragili pulcini.

Quello che resta è questo sangue rappreso e annerito, reliquia di tutto il sacro mondo naturale che avete colonizzato e devitalizzato, fatto vostro senza chiedere permesso.

Quello che resta è il pianto dei vostri figli privati di un alfabeto vegetale, di soste sotto ai grandi sepolcri verdi che custodivano in segreto il canto di ogni nuova fioritura.

Quello che resta è un pianto di polvere, una musica di sabbia nella clessidra della notte. Aprite gli occhi, lottate contro la cementificazione dei cuori! Imparate ad ascoltare il lamento delle foreste prima che anche l’ultimo albero sia consegnato al fuoco e all’estinzione! Non scordate di innaffiare ogni giorno il seme della speranza! Stanate l’acqua della cura verso ogni creatura che avete attorno! Incendiate il futuro con il canto degli innesti! Riaprite le sorgenti del loro originario verde brillante! Che altro aspettate?

Quello che resta sono le vostre mani. La terra aspetta voi. Per essere ripiantata di stelo in stelo, di ramo in ramo, di albero in albero. Aspetta anime più delicate, battagliere. Le nuove, le splendide, le verdeggianti ere.

Francesco Occhetto

Quello che resta

Legno bruciato, cartina geografica, cm.150×150, Marina Pepino, 2022

Il legno bruciato della foresta come reperto archeologico, come testimone di una memoria storica.