Giancarlo Giordano, i colori del nero è un omaggio a Giancarlo Giordano (Racconigi, 1940), pittore piemontese di lungo corso che nel 1969 scopre la sofferenza entrando come operatore sanitario nell’Ospedale Psichiatrico della sua città, dove lavora per ventitré anni, sino al 1992, convivendo con la rassegnazione dell’uomo prigioniero in un’istituzione degradante.
Opere
Mostre
I colori del nero
Chi sono
Giancarlo Giordano nasce a Racconigi nel 1940, in provincia di Cuneo.
Autodidatta appassionato d’arte da sempre, i suoi punti di riferimento sono stati: Georges Rouault, Costant Permeke, Edvard Munch, Francis Bacon e Lucian Freud.
Nel 1969 scopre la sofferenza entrando come operatore sanitario nell’Ospedale Psichiatrico di Racconigi (CN); per 23 anni convive con la rassegnazione dell’uomo prigioniero in un’istituzione degradante.
Pur lontano dalla fama e dalla ricerca di riconoscimento sociale, la sua opera artistica è stata accolta con vivo interesse sia dalla critica artistica italiana che da quella internazionale.
Pur lontano dalla fama e dalla ricerca di riconoscimento sociale, la sua opera artistica è stata accolta con vivo interesse sia dalla critica artistica italiana che da quella internazionale.
Le opere di Giordano entrano in un bersaglio sempre più difficile da colpire: la verità.
Scrive Ida Isoardi
Le tele di Giordano scuotono l’animo attraverso un’interpretazione del reale mediata da un sentire viscerale che si concretizza attraverso colori scuri e bituminosi dal segno ben definito: emergono espressioni attonite, perdute in universi spaventosi dove regna il male, dove le luci improvvise generate dai forti contrasti cromatici sono lampi artificiali generati impietosamente sulle membra di un’umanità reclusa, povera, logorata, abbandonata all’oblio.
Dal testo “Dipingere il dolore” di Anna Cavallera
È nel bitume la forza della negazione che dice, che parla, e che — urlando — tace. Un groviglio di contraddizioni in atto, che vedi nei gesti, nelle posture, nell’orrore stupefatto dei volti sghembi, squilibrati, in cui vorticano ottusi i neri degli occhi, cancellati.
Giovanni Tesio